Blog di informazione sulla vita culturale, sociale ed amministrativa a cura della lista civica Tre Torri Luvinate
Luvinate per noi è un desiderio. Su cui faticare, gioire e sperare.
Luvinate per noi è un desiderio. Su cui faticare, gioire e sperare. Questo è ciò che unisce gli amici di "TreTorri Luvinate", lista civica sganciata dai partiti ed orientata alla ricerca del bene per Luvinate e per i Luvinatesi, prima di tutto. #ANDIAMOAVANTI!
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mercoledì 27 maggio 2015
ASILO E SCUOLA AL PARCO DEL SORRISO
Un fine settimana all’insegna dell’educazione e della famiglia, con quasi 400 persone tra scuola e Parco del Sorriso.
Per due giorni Luvinate ha visto infatti protagonisti i bambini della scuola dell’infanzia e della scuola primaria, impegnati con insegnanti e genitori nella festa di fine anno scolastico.
Sabato e’ toccato ai bambini della scuola primaria che, fra giochi e canti, hanno presentato la mostra dedicata alla scoperta del monachesimo, con un particolare riguardo al vecchio monastero di Luvinate che oggi ospita il Golf Club. Una mostra itinerante curata insieme ai volontari della Biblioteca comunale e che sarà visitabile per tutta la settimana. Al Parco del Sorriso, prima del pranzo curato dall’associazione genitori, una speciale lezione a cura dei bambini che hanno scoperto e spiegato l’uso della casetta dell’acqua realizzata dall’Amministrazione.
Domenica mattina è stato invece il turno della scuola dell’infanzia, con la gara delle mini olimpiadi e l’assegnazione di uno speciale diploma per i bambini che andranno alla scuola primaria. Poi tutti insieme a pranzo presso il Parco del Sorriso che ha così visto in un solo weekend quasi 400 persone.
( fonte: varesenews.it - 25 maggio 2015 )
venerdì 22 maggio 2015
"NOI CHE GUARDIAMO IN FACCIA LA GENTE"
La Provincia di Varese nei giorni scorsi ha dedicato ampi articoli all'impegno dei sindaci dei piccoli comuni, sindaci di "periferia". Il Direttore del giornale ha anche chiesto al Sindaco di Luvinate di scrivere un contributo sul suo impegno da primo cittadino. Qui di seguito copia dell'editoriale pubblicato sabato 9 maggio 2015 e a seguire il testo completo per la lettura.
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C’è un sostantivo che unisce un sindaco al proprio Comune, soprattutto di “frontiera”, lontano dalle grandi realtà raccontate dai media, la passione. Passione per la propria terra, per le tradizioni attorno alle quali e con le quali sei cresciuto, per quella “lingua” della tua nonna, il dialetto, che illustrava alla perfezione ogni cosa ogni personaggio ogni gesto, lontani da quei tecnicismi stranieri che contraddistinguono tutto ai giorni nostri.
Un sentimento che non ha colori, che spinge dapprima ad interessarsi della cosa pubblica, poi a farsi coinvolgere sempre più, per sfociare infine in una scelta che condiziona in modo significativo la vita. Un sentimento che non ha confini, tanto meno quelli di un paese che, sia pur piccolo, presenta gli stessi problemi di altri più estesi. Tutto ciò significa per i giorni, i mesi e gli anni del mandato attenzione, rigore, equilibrio e anche sacrificio.
Il direttore di un grande giornale era solito affermare che “…la cronaca si scrive con i piedi…”: se non sai dove ti trovi e con chi stai parlando, guardandosi negli occhi, non puoi descrivere un bel nulla. Il sindaco di un Comune di “frontiera” è come quel cronista: deve conoscere tutto e tutti, fare delle analisi, mostrare equilibrio e responsabilità in ciascun momento, parlare, confrontarsi, e non negarsi. Guardare negli occhi il proprio interlocutore é mostrare rispetto dei suoi diritti anche se poi occorrerà una sintesi delle problematiche e puntare, sempre, al bene comune.
Il Sindaco di un piccolo comune è dunque un cronista-volontario. Cronista perché è testimone dello scorrere del tempo e dei suoi personaggi nelle sue terre, ma anche volontario perché anche fisicamente ci si deve far carico dei problemi e delle speranze dei propri cittadini, anche senza l’aiuto di nessuno. Penso all’ansia e alle preoccupazioni mentre lo scorso autunno, di notte, camminavo nel fango per raggiungere le famiglie isolate a causa della frana che si era verificata a causa delle piogge torrenziali. Penso alla gelata che fece saltare un rubinetto al cimitero una domenica di gennaio: a me è toccato aggiustarlo con l’aiuto di mia moglie e con il supporto di una pentola d’acqua bollente per sciogliere il ghiaccio. Due settimane fa ero invece al Parco a riverniciare un sabato pomeriggio con due amici volontari i giochi dei bambini; così abbiamo risparmiato qualche centinaia di euro.
Penso soprattutto al valore dei NO che spesso siamo costretti a pronunciare per difendere le leggi ed il bene comune: sono no che costano, anche sul piano personale e comportano sacrifici, tanta pazienza, fatiche, situazioni non sempre facili; come ben sappiamo, la cronaca del varesotto e di tante parti d’Italia racconta sempre di più episodi a danno degli amministratori locali.
Le domande di oggi sono legate ai problemi delle singole persone e alle loro famiglie: lavoro, figli, assistenza, scuola. Questioni che riguardano l’intera Nazione, ma aggravati dal fatto che quasi sempre conosci gli interlocutori e hai condiviso con loro assilli, dubbi, gioie e dolori. Un conto è inviare lanci di agenzia o tweet; diverso è fissare negli occhi una persona. Anche per questo occorre non essere soli, ma affrontare questa avventura insieme, in un gioco di squadra, con persone che abbiano i tuoi stessi sentimenti, la tua passione e soprattutto quell’amore per la propria terra indispensabile per affrontare –e qualche volta ricominciare- con entusiasmo ogni sfida.
In un’Italia in perenne transizione, i Comuni continuano dunque ad essere la prima trincea di democrazia: i cittadini prima di rivolgersi a chissà quale ente, bussano alla porta del loro Municipio e cercano il loro Sindaco. E’ nel nostro sangue: prima dell’Italia, c’erano i Comuni ed i loro campanili. Sono identità e storie da preservare ed alimentare, anche di fronte ai tanti cambiamenti che saremo chiamati ad affrontare, soprattutto per i piccoli comuni. Non ci fa paura né l’innovazione né il rinnovamento e su questo, insieme a tanti colleghi, siamo al lavoro per capire le modalità più opportune al fine di mettere in rete, in maniera collaborativa ed efficace, le nostre Amministrazioni, per non soccombere –anche se il rischio è grande- al peso della spending review e ai bilanci bloccati dal Patto di Stabilità.
All’anonimato e alla indifferenza di tante zone e quartieri di grandi città, continuiamo a credere alla vitalità e al protagonismo di comunità che hanno voglia di incontrarsi e crescere insieme, grazie alla generosità di tanti volontari, alla rete delle Parrocchie e all’impegno degli amministratori di turno. Questa è l’Italia che dà il buon esempio, che non persegue le grandi azioni –non toccano a noi- ma che innerva il quotidiano di tanti piccoli gesti di civismo, quel civismo responsabile che si rimbocca le maniche e che sarà il punto fermo per ogni ricostruzione.
mercoledì 6 maggio 2015
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